Conferenza del Prof. James Morris, Professore di Studi Religiosi, presentata in un simposio internazionale nell’occasione del centenario di Ostad Elahi, e pubblicata in Les Cahiers d’anthropologie, n. 5, Presses de l’Université de Paris-Sorbonne

Ostad Elahi è nato in un piccolo villaggio curdo, profondamente radicato nella tradizione, che egli spesso evoca nel raccontare le esperienze della propria infanzia. All’epoca, le persone si allontanavano raramente dal loro luogo d’origine, e la loro vita religiosa era quasi del tutto basata sulle abitudini e sui costumi locali. I rappresentanti religiosi trasmettevano modelli di credenze e di comportamenti che evolvevano molto lentamente nel corso dei secoli. Alcuni mistici, insieme ai loro discepoli, rinunciavano alla vita materiale per dedicarsi totalmente alla spiritualità. I significativi progressi del ventesimo secolo (nel campo della tecnologia e delle comunicazioni e in termini di condizioni socio-economiche) gradualmente hanno indebolito e fatto sparire questo contesto millenario di vita e di pratica religiosa. L’umanità è entrata nell’era del “villaggio globale”. Al giorno d’oggi, le credenze religiose non possono rimanere isolate in una cerchia riservata né essere rigettate come forme arcaiche. In tali condizioni, dovremmo innanzitutto riflettere sulla natura della spiritualità e sul fine degli esseri umani in generale secondo modalità che corrispondano al tempo presente.

Durante la sua vita, Ostad Elahi – e come lui molte persone al giorno d’oggi, di tutte le religioni e di tutte le culture – ha cercato di dare una risposta a questa nuova condizione. Tale ricerca si è tradotta in due diversi approcci: alcuni hanno cercato di mettere da parte tutte le tradizioni religiose del passato e hanno creato un nuovo mondo basato “esclusivamente” sull’etica e privo di ogni fondamento spirituale, mentre altri hanno tentato di sottrarsi a queste nuove sfide, fondando in maniera superficiale delle comunità religiose chiuse che fanno affidamento sulle certezze (illusorie) e sulle rassicurazioni delle tradizioni religiose pre-moderne. Per valutare la rilevanza delle conseguenze di queste due opzioni, è sufficiente passare in rassegna la realtà quotidiana.

Per affrontare questi cambiamenti globali, Ostad Elahi propone invece un terzo metodo, che si fonda sulla comprensione profonda della nostra tradizione religiosa e della nostra nuova condizione nel mondo moderno. Questo approccio non solo mette in luce e rispetta la quintessenza spirituale condivisa da tutte le religioni, ma sottolinea anche la funzione pratica ed etica delle religioni nei diversi ambiti della vita, che è l’argomento di questo simposio.

Rispondendo alle domande pratiche e personali che gli venivano poste, Ostad Elahi ha progressivamente sviluppato e ampliato quella che potremmo definire una “visione generale del patrimonio spirituale dell’umanità”. Per chiarire questa visione generale, egli fa una distinzione tra l’essenza e il fine spirituale comuni a tutte le religioni monoteiste e la loro dimensione ordinaria esteriore, che riguarda soltanto la nostra vita materiale e sociale. Egli afferma, ad esempio:

Le religioni differiscono soltanto nei loro aspetti secondari; altrimenti, il loro obiettivo fondamentale e i loro principi sono gli stessi.

Torneremo in seguito sull’importanza che Ostad Elahi attribuiva a questa dimensione spirituale condivisa e a questo fondamento comune delle religioni. È proprio su questa dimensione, infatti, che si basano l’unità e l’onnicomprensività globale del suo approccio. Prima di farlo, tuttavia, è necessario analizzare alcuni concetti pratici che riguardano la vita in società, che è anch’essa altrettanto fondamentale.

Il primo e il più evidente di questi concetti, è la necessità della tolleranza e della reciproca comprensione in ogni ambito della vita. Senza questa tolleranza e questa molteplicità di prospettive religiose, nessuno sarebbe libero di seguire il proprio specifico cammino spirituale e neppure di sperimentarne appieno l’autenticità. Ostad Elahi ha ripetutamente affermato che tutte le religioni sono da rispettare e che nessuna andrebbe negata.

Il secondo concetto degno di nota – tenuto conto delle pratiche e dei costumi sociali e religiosi particolari del suo ambiente culturale – è l’importanza che Ostad Elahi ha costantemente attribuito all’uguaglianza fra uomini e donne:

Le donne sono uguali agli uomini sotto tutti i punti di vista […] Ci sono molte donne che hanno un rango spirituale anche più elevato di quello dei profeti.

Quest’affermazione non è soltanto un semplice motto, ma piuttosto un principio spirituale di ampia portata che egli stesso applicava appieno, come testimoniano molte sue parole.

Negli insegnamenti di Ostad Elahi, se applichiamo un principio secondo le modalità prescritte e con un obiettivo pratico, questo ci guiderà verso una realtà spirituale più profonda. Per esempio, l’insistenza sulla necessità etica della tolleranza religiosa e dell’uguaglianza fra uomini e donne, corrisponde al fine spirituale profondo dell’amore e dell’empatia universali, obiettivo espresso da tutte le tradizioni religiose.

Così, in risposta alla domanda «qual è il significato del misticismo?» Ostad Elahi risponde:

Quando considererai tutti i profeti e i santi come legittimi e non farai più alcuna differenza fra le religioni, allora avrai raggiunto la tappa del misticismo. Quando vedrai un mistico in ogni persona, allora avrai compreso il senso del misticismo.

O ancora più semplicemente:

Quello che desideri per te, devi desiderarlo e farlo anche per gli altri; e quello che non desideri per te, devi astenerti dal desiderarlo o dal farlo agli altri, anzi devi difenderli da tutto ciò. Qui [in questo] risiede la sintesi e la sostanza della religione.

Un terzo concetto fondamentale deriva implicitamente da quest’ultimo punto: Ostad Elahi insiste sulla necessità etica e spirituale di vivere in seno alla società e di interagire con gli altri. Torneremo in seguito sulle motivazioni profonde sottintese a questo principio dal momento che esso riguarda direttamente la possibilità di compiere azioni spirituali. Ostad Elahi aveva praticato personalmente il principio del vivere in società, abbandonando il suo ritiro mistico per assumersi il difficile compito di ricoprire il ruolo di giudice.

Il quarto concetto, infine, è quello della responsabilità personale: la totale e indelebile responsabilità che ci accompagna in ogni aspetto della nostra vita. Quest’ultimo punto può fornire una risposta a un interrogativo che attraversa spesso la mente di chi si accosta al sistema di pensiero di Ostad Elahi: “Per quale motivo non ha cercato di attirare a sé degli adepti affinché questi diffondessero il suo modo di pensare, come hanno fatto altre figure spirituali?” A questa domanda si possono dare molte risposte, ma possiamo iniziare facendo riferimento a quanto Ostad Elahi ha affermato in numerose occasioni, e cioè che ogni essere umano ha il dovere di cercare la verità, e che nessuno vi si può sottrarre né può scaricarla sulle spalle di un altro.

Se si volesse riassumere in poche parole il sistema di pensiero di Ostad Elahi, si potrebbe affermare che la questione “dell’anima e la ricerca della Verità” è prioritaria e di massima importanza. Nel rispondere alle domande dei suoi interlocutori, gli argomenti che egli sviluppa – che si tratti di aspetti soprannaturali e teorici, o di questioni più direttamente legate all’applicazione pratica dei principi spirituali – tutti gravitano intorno all’idea centrale della ricerca. E tale ricerca, come spesso egli ripete, fa riferimento ad alcuni punti essenziali:

La Verità consiste nel sapere chi siamo, da dove veniamo, quali siano i nostri doveri qui sulla terra e dove sia la nostra destinazione finale. Per raggiungere la Verità, bisogna fare di queste domande l’oggetto della propria ricerca, e provare a comprenderle attraverso la pratica.

L’asse centrale del misticismo si fonda sulla comprensione del perché siamo stati creati, dei doveri che ci riguardano e di qual è il fine della nostra esistenza.

Il nostro dovere e il nostro scopo dovrebbero essere quelli di agire secondo i principi divini e raggiungere la perfezione.

Ostad Elahi ci ricorda di continuo che il nostro destino di esseri umani, nonostante le molteplici sfide e le responsabilità spirituali, fa necessariamente parte di un processo di perfezionamento molto più ampio, che riguarda l’insieme della creazione:

Il processo di perfezionamento che va dai minerali ai vegetali, dai vegetali agli animali e dagli animali agli esseri umani, è una progressione naturale … poiché hanno un’anima angelica, gli esseri umani devono essi stessi sforzarsi per raggiungere la Fonte, mentre i minerali, i vegetali e gli animali sono guidati dalla natura stessa nel loro processo di perfezionamento.

Per Ostad Elahi, l’anima umana o “sé” è la fusione e il punto di convergenza di due dimensioni completamente diverse: innanzitutto “l’anima celeste” individuale, o spirito eterno, che porta in sé “il soffio divino” e che è in costante comunicazione con la Fonte; in secondo luogo, l’anima terrestre, che è mortale e di natura animale-umana. L’anima terrena è il risultato della fusione a livello unico e individuale delle precedenti anime minerali, vegetali, animali, i cui effetti rimangono nel corpo secondo il principio del perfezionamento. Dal punto di vista di Ostad Elahi, la fusione e la combinazione delle due dimensioni di anima celeste e di anima animale in un corpo, non rappresenta una trappola o una prigione da cui cercare di evadere. Al contrario, è proprio questa complessa combinazione a creare un’eccezionale opportunità sulla terra, grazie alla quale l’anima celeste può gradualmente acquisire la capacità di apprendere e di evolvere fino a raggiungere il suo pieno sviluppo spirituale.

Ostad Elahi insiste costantemente sul fatto che il cammino che conduce alla vera realizzazione della nostra natura spirituale comincia necessariamente con la ricerca e con la graduale presa di coscienza della nostra anima, o in altri termini, del nostro “io”.

L’anima costituisce la nostra vera esistenza; il corpo è semplicemente un veicolo, e non la nostra vera esistenza. Chi raggiunge la perfezione entra nell’Oceano della Verità, tuttavia ogni particella mantiene la sua individualità.

Intraprendere un viaggio senza avere almeno qualche conoscenza della meta finale è un’impresa impossibile. Dunque, per Ostad Elahi, la meta finale del cammino spirituale è la perfezione. La parola seguente riassume efficacemente la relazione intima fra questa meta spirituale e i molteplici doveri pratici inerenti a un tale percorso spirituale:

Il grado di allontanamento dalle pulsioni dell’io imperioso e quello di avvicinamento al livello dell’umanità sono direttamente proporzionali al proprio livello di perfezionamento… un essere umano perfetto fa per gli altri ciò che desidera per sé e difende gli altri da ciò che non vuole per sé. È più facile a dirsi che a farsi…ciò richiede un autocontrollo ventiquattr’ore su ventiquattro e l’attitudine a essere il giudice di se stessi.

Vi sono diverse altre parole, ancora più concise, nelle quali Ostad Elahi traduce questa disposizione spirituale in termini di azioni etiche concrete.

Un vero essere umano è chi gioisce della felicità degli altri e condivide le loro disgrazie.

La vita in questo mondo ruota attorno ad un unico principio: il rispetto del diritto altrui.

Uno studente spirituale deve preservare l’equilibrio fra queste quattro sfere: il mondo materiale, l’aldilà, il corpo e l’anima.

Poiché il raggiungimento di questo scopo è un compito molto arduo e può indurre uno stato di temporaneo affaticamento, è importante tenere a mente le parole di Ostad Elahi riguardo all’importanza della fede, delle convinzioni spirituali e del dominio di sé, prima di cercare di applicare queste raccomandazioni pratiche.

Vi sono degli alti e bassi per ognuno di noi, sebbene a diversi livelli. Dovremmo cercare di acquisire l’auto-controllo nell’affrontare le avversità. Quando si acquisisce il controllo del proprio io interiore, tutto diventa più facile per noi.

Non dovremmo abbandonare la nostra volontà al destino, ma piuttosto sottomettere il destino alla nostra volontà – ovvero, affidarci a Dio e prendere le distanze da tutto ciò che è contrario alla Sua contentezza, al punto che il destino diventi per noi irrilevante.

Alcune tra le più importanti lezioni spirituali pratiche, comuni a tutte le religioni, sono espresse nella seguente parola:

I principi di tutte le religioni si fondano su alcuni pilastri: il dominio di sé e la carità, la contemplazione e la preghiera, la purezza dell’intenzione e la sincerità verso Dio.

Dopo aver spiegato il ruolo del dominio di sé e della carità, Ostad Elahi prosegue:

Contemplazione e preghiera: la condizione qui è quella di avere l’attenzione rivolta alla Fonte, e non quella di ripetere semplicemente delle frasi tratte dai libri di preghiere, o altre formule stabilite… Avere un’intenzione pura significa volere per tutti gli esseri ciò che vogliamo per noi stessi, e astenersi dal fare agli altri ciò che non vorremmo per noi stessi… Quando questi quattro pilastri vengono rispettati ci si purifica, si esce dal nostro stato animale e ci si trasforma in un vero essere umano. L’inclinazione naturale di un vero essere umano è quella di cercare sempre di avere un effetto positivo.

Beninteso, chiunque può rendersi conto che enunciare questi principi è una cosa, ma metterli in pratica è completamente diverso! Prima di citare altre parole di Ostad Elahi che descrivono il cammino che porta alla conoscenza di sé e alla conoscenza divina, dovremmo chiarire un punto che potrebbe dar luogo a un’apparente contraddizione: da un lato, infatti, vi è una interpretazione metafisica del “sé reale”, associata ad un approccio contemplativo; dall’altro lato, invece, vi sono le sue lezioni pratiche, etiche e religiose che, come abbiamo visto, vanno in direzione contraria a una vita puramente contemplativa, vissuta lontano dalla società. Per quale motivo, allora, Ostad Elahi insiste costantemente sul fatto che una vita sociale attiva e responsabile, impegnata nel mondo, è indispensabile al processo di acquisizione della conoscenza di sé? Il motivo è che non possiamo conoscere noi stessi o levigare i nostri cuori, se non ci misuriamo con le tensioni e le sfide di una vita attiva in questo mondo, che servirà a rimandare su di noi il riflesso della nostra stessa immagine.

La vita in società, quindi, costituisce l’ambiente o la scuola più efficace e vantaggiosa per scoprire la vera essenza della nostra anima e purificarla. Ostad Elahi racconta la sua personale esperienza nel seguente aneddoto:

Una sera, al tramonto, fui colto da uno stato spirituale particolare e cercai di dedicarmi alle mie preghiere e devozioni personali in solitudine.

In seguito, con senso dell’umorismo, racconta come gli schiamazzi dei vicini lo avessero costretto a salire sulla terrazza situata sul tetto, e come una sequenza di eventi lo avesse indotto successivamente a scendere e a incamminarsi verso un lontano mausoleo, senza però alla fine riuscire a trovare un luogo isolato per raccogliersi in preghiera. Egli conclude così il suo racconto:

Alla fine, quel particolare stato interiore si perse e, nonostante i miei sforzi, non riuscii a trovarmi in solitudine. Pensai dentro di me «O Signore, mi metti ancora alla prova? Così sia, come Tu vuoi». Mi giunse una risposta: «È nel tuo cuore che devi cercare l’isolamento, non in un luogo fisico». Poi mi fecero comprendere che lo scopo di questa esperienza era di impedirmi di diventare un essere solitario. In effetti, negli ultimi tempi avevo vissuto un po’ in disparte benché il mio livello professionale richiedesse che io socializzassi con gli altri e prendessi parte alle varie cerimonie sociali e riunioni.

Il miglior modo è cercare la solitudine interiormente, senza isolarsi. Dovremmo rimanere attivi nella società ma proteggerci dai suoi mali. Non è una grande impresa essere virtuosi isolandosi (evitando gli incontri, di andare al cinema, o, in generale, di socializzare); quello che conta è vivere in società ma rimanendo virtuosi.

La consapevolezza che i principi alla base di queste raccomandazioni pratiche sono i pilastri centrali del processo di perfezionamento, consente di comprendere meglio l’importanza di condurre una vita attiva in questo mondo al fine acquisire la conoscenza di sé. Questi principi fondamentali si possono riassumere in tre punti essenziali: primo, dire il bene, vedere il bene e volere ciò che è bene; secondo, lottare incessantemente contro gli attacchi, visibili o meno della nostra parte animale; terzo, avere una attenzione costante alla Fonte. In realtà, questi tre punti sono tutti elementi inscindibili dell’intero “lavoro” richiesto nel processo del perfezionamento, poiché lavorare su uno di essi mette necessariamente in gioco anche gli altri due.

Il primo principio, sul quale Ostad Elahi torna in continuazione, consiste nel riuscire gradualmente a dire e a volere ciò che è bene, per giungere infine a vedere il bene in ogni cosa:

Chi si considera uno studente spirituale, deve far suoi questi tre principi:

Dire bene: dovremmo dire ciò che è bene e astenerci dalla maldicenza e dalla calunnia, nonché da un linguaggio indegno, come la bestemmia o le imprecazioni.

Vedere bene: non dovremmo vedere nulla e nessuno negativamente, ma sforzarci al contrario di vedere ogni cosa nel bene…

Volere il bene: tutto ciò che di buono vogliamo per noi stessi, dovremmo volerlo per tutta l’umanità. Non dovremmo augurare il male agli altri o provare verso di loro rancore, invidia e gelosia, e tanto meno cercare la vendetta, ecc.

Questo principio fondamentale, così spesso ricordato dai profeti e dai santi, è semplice all’apparenza. Ma non appena cominciamo ad applicarlo, ci troviamo a fronteggiare il secondo grande tema dell’insegnamento spirituale di Ostad Elahi – e cioè, la difficile lotta fra la nostra anima celeste, o “spirito”, e l’anima terrena, o “io animale” (definito anche come “io imperioso”), con tutte le sue innumerevoli astuzie e i suoi stratagemmi. La lotta inevitabile per dominare questa dimensione della nostra esistenza, intrinsecamente in conflitto con la nostra natura trascendente divina, è un tema centrale in tutte le tradizioni religiose. Ma la metodologia di Ostad Elahi per lavorare su questo punto rende necessari alcuni importanti chiarimenti che costituiscono le caratteristiche peculiari del suo insegnamento spirituale.

Prima di tutto, Ostad Elahi insiste sulla necessità di rafforzare sempre l’anima celeste, ma senza indebolire l’anima terrena. In altre parole, la vera ascesi non consiste nell’indebolimento del corpo, ma piuttosto nello sviluppo armonico ed equilibrato di tutte le dimensioni della nostra esistenza.

La forza dell’anima [celeste] è proporzionale alla sua capacità di dominare l’anima terrena… Il metodo per rafforzare la propria anima è di riconoscerne la dignità e di amarne il rango, fino al punto che le cose diventino una seconda natura per noi, vale a dire al punto che arriviamo a provare avversione per tutto ciò che è contrario alla dignità della nostra anima.

Il terzo argomento essenziale dell’insegnamento spirituale e pratico di Ostad Elahi è quello di avere “attenzione alla Fonte”. Beninteso, come egli stesso ha sottolineato, questo aspetto è presente ad ogni livello della nostra vita spirituale. Per cominciare, le parole che seguono sono applicabili ad ogni religione:

Lo scopo e il risultato finale di tutte le preghiere e di tutte le forme di devozione si possono riassumere in due punti:

i) uno stato di attenzione permanente alla Fonte; e
ii) cercare di comprendere cosa fare per attirare la Sua contentezza.

L’intenzione è la condizione principale nella preghiera. Qualsiasi religione o credo noi pratichiamo, quando cominciamo ad avere attenzione alla Fonte la nostra preghiera sarà accettata, in qualsiasi lingua noi La invochiamo.

Nella spiritualità come nella vita sociale, l’attenzione alla Fonte è un principio fondamentale. A questo proposito Ostad Elahi afferma:

Per stabilire una connessione, dobbiamo avere l’attenzione rivolta alla Fonte, in qualsiasi condizione ci troviamo. Dobbiamo avere un’attenzione tale da adottare la benevolenza come nostro principio guida in ogni circostanza, ed evitare tutto ciò che è male.

Se l’attenzione alla Fonte occupa un posto importante già ai livelli iniziali della vita religiosa, essa diventa ancora più essenziale a mano a mano che l’anima matura nel cammino verso la conoscenza di sé e la conoscenza divina.

Spero che questo sguardo generale sull’insegnamento spirituale di Ostad Elahi abbia fatto comprendere il significato di una teoria spirituale che si caratterizza per un’etica e una pratica rigorose, nel quadro di un approccio universale. Come egli stesso affermava negli ultimi anni della sua vita:

Non ho lasciato nessuna questione sotto silenzio; tutto ciò che si richiede è la comprensione degli argomenti e la forza di volontà.

Se questo quadro generale degli insegnamenti di Ostad Elahi richiama alla mente alcuni passi delle sacre scritture o certi precetti delle grandi religioni, ciò non deve meravigliare, perché uno dei punti su cui Ostad Elahi torna frequentemente è che i principi fondamentali della verità spirituale sono costanti e universali, e sono stati presentati da tutti i profeti e da tutti i santi, con modalità di volta in volta adatte agli uomini del loro tempo.

Tuttavia, le rappresentazioni tradizionali di questa unica verità possono risultare ambigue a causa delle modifiche e delle interpretazioni errate avvenute nel corso della loro trasmissione, o a causa di un linguaggio evocativo, inusuale o di natura simbolica.

Man mano che gli scritti di Ostad Elahi vengono tradotti e pubblicati, possiamo constatare come egli sappia guidare verso la verità in maniera diretta, senza dover ricorrere all’uso di un vago simbolismo o a nozioni complicate. In effetti, egli restituisce chiarezza a ciò che era rimasto ambiguo o che si era perso nelle tradizioni del passato, e ancora una volta focalizza la nostra attenzione sull’“essenza” universale delle religioni divine, e dei principi e delle verità che esse hanno in comune. In breve, egli spiega sempre le teorie e i principi che ne conseguono in maniera tale che siano sempre comprensibili a tutti.

In conclusione, non dimentichiamo che esistono altri metodi efficaci per stabilire una connessione spirituale, come per esempio la musica, in cui Ostad Elahi era anche un maestro, ma dei quali non abbiamo avuto la possibilità di parlare nel corso di questa conferenza. L’effetto particolare della sua musica, più che le mie parole, può forse facilitare la comprensione più profonda di una delle sue ultime parole:

Ho parlato ad ogni persona nella misura della sua comprensione, ma non ho ancora detto a nessuno ciò che ho in fondo al mio cuore.